Quando Gianni Brera definì psicolabili gli antitrapattoniani

Storia del calcio e dell’inter

gli acquisti dell'inter stagione 88 89

Il grande giornalista lombardo Gianni Brera al termine di ogni campionato e competizione europea celebrava la vincente. Nel 1989 non poteva che toccare all’Inter, la formazione allenata da Giovanni Trapattoni aveva vinto quello che passò alla storia come lo scudetto dei record.

Andiamo allora a rivivere quell’incredibile 1989, non solo per la storia del calcio, ma ricco di rivolgimenti storici e che segnarono la fine della guerra fredda

Un’annata pazzesca, contro ogni favore dei pronostici, di cui oggi cadono i 30 anni. Giuàn fa minga ingànn Trapattoni da Cusano Milanino aveva giocato una vita nel Mìlan, raggiungendo il suo apice della carriera marcando Pelè in nazionale, ma da allenatore si era legato alla Juve, vincendo parecchio e duellando internamente con Platini. All’Inter fu accolto tra mille scetticismi, ma poi, seppur al terzo anno sulla panchina meneghina, vinse uno scudetto trionfale. So già cosa starete pensando, e se Conte fosse il nuovo Trapattoni? Molti amici interisti ci mettono in guardia, attenzione sarà il nuovo Lippi! Ma c’è anche questo precedente storico. E se andasse così? chissà…

chi era gianni brera

Ma torniamo al nostro scrittore pavese. Egli si schierò con il Giovanni di Cusano Milanino nella storica diatriba con Arrigo Sacchi, uno dei più begli scontri filosofico-culturali della storia del calcio. Brera era convinto che il calcio italiano si rifacesse alla memoria, alla psicologia degli italiani, cioè alla loro identità culturale. Questo non va confuso col razzismo, l’idea che ogni popolo ha una sua identità, memoria e psicologia è un’idea comune a filosofi sia di destra che di sinistra. Al contrario Sacchi, che si presentava come nazionalista, voleva cambiare la mentalità del calcio italiano, con un calcio che potremmo definire nazional-collettivista, ma che era copiato pari pari dal calcio olandese. Invece, per Brera, il calcio all’italiana era proprio all’italiana perchè univa la giusta dose di individualismo italico con la difesa della comunità, una sorta di calcio individual-comunitario. Sacchi, invece, voleva abolire l’individualismo italiano e copiare un modello di comunità collettivista dall’estero.

Ma andiamo a saggiare dalle parole dello stesso decano del giornalismo sportivo, scomparso nel ’92, cosa scrisse il 30 maggio 1989, dal libro “parola di Brera”, edito da repubblica (Brera scrisse sia sul “giornale” di Montanelli che su “repubblica” di Scalfari)

formazione titolare inter 1989

Il gran pubblico interista si è sciolto in una ovazione tuonante. Mi ha poi francamente sorpreso il livore con cui Ferlaino ha deplorato l’arbitraggio di un principe del fischietto quale Agnolin: all’andata, gli interisti avevano spuntato lo 0-0 (criticatissimo) nonostante la conduzione del giovane Lo Bello, astuto e parziale al di là di ogni immaginazione. Lo stesso magnifico Bianchi ha glissato con ironia sulla vittoria programmata dell’inter e re Puma si è lasciato andare a sdegnate discriminazioni fra buoni e cattivi interisti. L’atteggiamento dei napoletani, non privo di acredine, ha se non altro garantito sulla legittimità delle loro intenzioni. ma che volevano dall’inter e dalla sua gente, che rimandassero la festa per non far loro dispetto?

Brera però non fu tra quelli che definirono il tredicesimo come lo scudetto dei record, infatti scrisse:

Uno scudetto vale di per se stesso: se poi lo confrontano cifre di tutto riguardo, viva! Solo i pignoli della statistica se ne ricorderanno un bel giorno.

Ma ecco la difesa di Trapattoni:

Questo settimo (gli scudetti del Trap al 1989 ndr) fa giustizia di tutte le piacevolezze che invidia e malanimo andavano confezionando con il solo scopo di danneggiare il Trap e di adulare il genio di Boniperti. Il Trap si è confermato il più formidabile tecnico di scuola italiana. Il suo italianismo ha trionfato anche degli psicolabili che grottescamente lo avevano accusato di non saper dare un gioco all’Inter.

Nella prossima puntata vedremo invece cosa scrisse Gianni Brera di Arrigo Sacchi.

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