Milito, dove sei? Il pugile che le suonava

Cosa fa oggi Milito e la sua storia all’Inter

Milito
Milito, che notte

Riprendiamo con piacere la nostra storia degli eroi del Triplete che avevamo interrotto in estate, perchè ora è tempo di parlare di Diego Milito, classe ’79, il centravanti di quel gruppo magnifico, uno che ha lasciato il segno tanto quanto la sua faccia era segnata dai solchi della sofferenza, uno che che segnava a ripetizione ma che si metteva anche in fascia per aprire i varchi a Maicon con le sue sponde, uno che dialogava con i compagni come Sneijder, ma che se gli davi una palla in profondità ti segnava sicuro, uno che è arrivato a 30 anni nel grande calcio dopo anni di gavetta, uno che aveva le stigmati dell’ emigrante italiano, uno che ha fatto gol nelle tre partite decisive del Triplete, Roma in finale di Coppa Italia su lancio prelibato di prima di Thiago Motta, gol a Siena in campionato dopo percussione tambureggiante di Zanetti che ci dà lo scudetto, gol a Madrid in Champions contro il Bayern dopo rinvio di Julio Cesar e sponda-assist di Sneijder. E poi anche il raddoppio, s’incurva, schiva il colpo del difensore, fa un dribbling che incarta il difendente, la mette di piattone servendo il suo gancio ed è goool. Questo era Milito. Il principe.

Oggi, nel 2025 fa il presidente della sua squadra del cuore, il Racing in Argentina, proprio su sua segnalazione è arrivato Lautaro Martinez da lì e per noi. Con quella faccia un po’ così, che arrivava da Genova, un po’ Silvester Stallone, pure un po’ Robert De Niro, ci mancava solo che urlava Adrianaaa dopo ogni gol, Moratti il buono gli perdonò certe sue dichiarazioni dopo la finalona, suggeritegli ovviamente dal suo procuratore, di certo non arrivavano dal suo cuore grande e sofferente. Gli ultimi anni ricolmavano un po’ di tristezza e nostalgia, ma ci regalò ancora grandi serate nei derby ed anche in serate nevose e nebbiose contro il Palermo, il vecchio pugile ancora le suonava, per poi accomiatarsi in silenzio.

Amala