Un mio ricordo di Ernesto Pellegrini

Presidente dell’Inter 1984-1995 Rip

Pellegrini è stato il mio primo presidente. Il presidente di quando ero bambino. Voglio ricordarlo nei meandri della mia memoria, così come mi viene.

Foto calciointer.net

Mi è sempre sembrato fin da piccino che l’Inter fosse la squadra dell’eleganza, l’eleganza dell’animo prima di tutto. Però anche per i suoi colori così sobri ma anche pieni al contempo di una passionalità nascosta. Mi è sembrato fin da subito anche che l’Inter rappresentasse Milano più del Milan, che era all’epoca un po’ caciarone e un po’ poco sportivo e un po’ questo è rimasto in certi suoi tifosi. Ernesto Pellegrini, quando iniziai a tifare Inter a metà anni 80, era il suo presidente. Non urlava mai, non aizzava mai la folla, non ostentava mai, infatti non da tutti era amato. Era un uomo mite e gentile. Ricordo che da bambino andai allo stadio a vedere un Inter-Verona nel 1990, accompagnato da amici di mio padre, beh allora rimasi scioccato dalla contestazione dei tifosi nerazzurri, tutto perchè la partita era finita zero a zero, curva ma anche tribuna sembravano impazzite, nonostante la squadra avesse avuto mille occasioni da gol e avesse pur sempre giocato la sua partita, riversarono un odio verso squadra e società illimitate. Dopo però andammo al vecchio ippodromo di san Siro a divertirci e tutto passò, anche gli amici di mio padre sembravano farmi capire che le contestazioni erano esagerate scherzando un po’, ci divertimmo quel giorno, devo dire, vedendo anche i cavalli e scommettendo. Quella era l’Inter del trio tedesco, ma anche della difesa italiana della nazionale, per me erano tutti idoli, non sapevo chi scegliere, veramente. Invero avevo già visto quell’Inter con mio padre nel derby d’andata dell’88/89, in casa del Milan, allora i rossoneri avevano 70mila abbonati, gli interisti quindi in quella giornata erano pochissimi, nemmeno riempivano tutta la curva nord, ricordo tutto lo stadio cantare “inter inter vaffa…”, ricordo anche il Milan di Sacchi fare un gioco dominante, voluminoso, poi noi rispondemmo con una azione a tre passaggi, Matthaus o Matteoli che smista, non mi ricordo chi dei due, Bergomi che fluidifica sulla fascia e crossa, Aldo Serena di testa che segna in tuffo, tutto qui, la semplicità contro la roboante protervia del supergiuoco sacchiano. Mi è rivenuto in mente tutto questo nel 2010, quando nella finale di champions Julio Cesar rinviò di 80 metri, Sneijder smistò e Milito segnò. Il calcio è questo. A dispetto dei profeti.

Tornando a Pellegrini, vincemmo lo scudetto dei record nel 1989 e due coppe Uefa nel 1991 e nel 1994, non arrivò la coppa dei campioni tanto agognata, qualcuno poi disse che non doveva essere una ossessione, però. L’Ernesto passò il testimone a Massimo Moratti nel 1995, ma rimase sempre legato all’Inter, andava sempre allo stadio, con discrezione, cercò anche pure di aiutare la Beneamata in tempi difficili, se ne è andato così, sempre con tranquillità, in questi giorni. Grazie Ernesto.

Rip Ernesto