Indagine sull’interismo/ 5 l’insieme nerazzurro

La scena del film tre uomini e una gamba

Cari amici, eccoci alla quinta puntata sull’interismo. Un viaggio nell’identità multiforme nerazzurra che abbiamo intrapreso qualche mese fa. In questa puntata non affronteremo nessun tema nuovo rispetto alle precedenti quattro puntate, ma aggiungeremo altri elementi agli aspetti già affrontati. Cominciamo con il mondo degli artisti e degli intellettuali. Abbiamo visto come l’Inter è una squadra un po’ d’artisti, uno dei principali fondatori è Muggiani, un pittore, creatore del logo tuttora ufficiale dell’Inter. Negli anni ’90 il presidente Moratti rilancia questo binomio coinvolgendo alcune figure del cabaret e della musica nel suo progetto di rinascita nerazzurra. Se negli anni ’70-’80 la comicità milanese, che si riuniva intorno al mitico locale derby, sembrava propendere per il rossonero, con personaggi come Abatantuono, Jannaci e Boldi, negli anni ’90, invece, il trio comico milanese per eccellenza, quello di Aldo, Giovanni e Giacomo, è interista in toto, così come l’attore-comico Fabio De Luigi, buona parte della Gialappa’s Band, l’imitatore e poliedrico uomo di spettacolo Fiorello, il comico e presentatore Bonolis, il cantante Ligabue, il dj Savino, il cantante Elio, il comico Paolo Rossi, il duo dei fichi d’India, più avanti il comico Pucci e tanti altri. In questi anni sembra che gli uomini di spettacolo siano diventati tutti interisti, in particolare i comici, a difendere il rossonero rimane solo l’attore Bisio, mentre Gene Gnocchi non sa se tifare Milan o Parma e persino Teocoli ad un certo punto ammette di frequentare più casa Moratti che casa Berlusconi. Insomma, un diluvio di comicità nerazzurra, con qualche tocco di musica e cinema.

L’artista interista Fiorello, autore di una inimitabile imitazione di Moratti

Questi artisti sono in prima linea a sostenere la causa dell’Inter morattiana e poco male se non sempre i risultati arrivano. Anzi, è l’occasione per ironizzare, scherzare sulla propria fede, memorabile la scena di Giacomo che dorme con la maglietta di Sforza nel film “tre uomini e una gamba”, una delle tante meteore nerazzurre. Oppure lo sketch di Paolo Rossi che racconta di quando Beccalossi sbagliò tre rigori in una partita.

Eppure tutto questo non a tutti piace, le frange più oltranziste dell’interismo non vedono di buon occhio che si scherzi sulle proprie disgrazie, scatta così l’accusa di masochismo, come se scherzare delle sconfitte volesse dire goderne, ma viene formulata anche l’accusa di scarso interismo, ma qui si crea un cortocircuito: Infatti, tutto questo mondo di artisti e comici è in realtà strettamente legato alla presidenza Moratti, chi li accusa in realtà accusa Moratti di non essere abbastanza interista, perchè troppo buonista ed elegante. La sensazione di paranoia inizia a farsi sentire, in un cortocircuito che porta chi si autorappresenta come il massimo depositario dell’interismo ad odiare il massimo rappresentante dell’interismo, appunto Massimo Moratti. La polemica sfocia anche in teorie politiche, c’è chi vede nel comico interista che scherza sull’Inter anche il comico di sinistra che tifa contro Berlusconi, ma in realtà si crogiola nella sconfitta della propria parte. Si tratta di una teoria che può essere associata alla destra radicale, ma combacia anche con la sinistra dura e pura, che odia il buonismo e i cosidetti inciuci, ma che negli anni successivi abbandonerà la sinistra per aderire al grillismo. Volendo schematizzare, si crea perciò una frattura tra un interismo ironico, elegante, romantico, un po’ buonista e uno arrabbiato, antisistema, un po’ paranoico. Ma si tratta appunto di schematizzazioni o estremizzazioni. La maggior parte degli interisti in questi anni soffre, come ironizza, scherza come si arrabbia, per calciopoli sopratutto, è apolitico, ama Moratti come lo critica e si è divertito quando Fiorello ha fatto l’imitazione del suo presidente. Tutto in famiglia. Amala.