Indagine sull’interismo/8 le strumentalizzazioni politiche

Fascismo, comunismo e globalismo hanno provato a strumentalizzare l’interismo

Foto calciointer.net

Si sa, la politica entra nel calcio, non possiamo farci niente, ahinoi, ma possiamo contrastarlo, per quanto possiamo, nel nostro piccolo. Nei regimi totalitari lo sport è sempre stato uno strumento di propaganda, il novecento è stato il secolo in cui la politica si è intrufolata ovunque, ma anche negli ultimi anni questo si è verificato, vedremo come, in questa nostra piccola digressione. Quindi in questo ottavo capitolo sull’interismo, riprendendo un discorso abbandonato qualche anno fa, affronterò un tema spinoso sperando di non essere frainteso e chiarendo fin da subito che l’Inter è degli interisti, nessuno escluso, ma allo stesso tempo la politica deve rimanere fuori dal Club 1908.

Allora cominciamo a cimentarci in questo tema ostico e periglioso, l’Inter si chiama Internazionale (ma anche Milano), perchè rifiuta l’imposizione della federazione di schierare solo giocatori italiani, quindi per questo già qualcuno la confonde con la internazionale socialista e poi la terza internazionale comunista, legata all’Unione Sovietica, che invece non c’entra nulla con l’Inter. Ma la paranoia del regime fascista però lo porta per lo stesso motivo a voler togliere questo nome, associandolo proprio a quella Internazionale, sembra proprio che gli opposti estremismi si toccano e la pensano uguale, ma in maniera rovesciata. Ci viene imposto allora il nome Ambrosiana, che poi è bellissimo di per sè, ma i tifosi continuano a chiamarla Inter, perchè non si cambiano così i nomi per decreto, seppur belli. Caduto il fascismo comunque torniamo a chiamarci Inter, ma le confusioni rimangono, c’è chi continua a vedere in quell’Internazionale un riferimento politico orientato da una parte e c’è chi invece tira dall’altra parte, ma poi sembrano due parenti che litigano.

Andando più avanti nel tempo, quando la curva interista negli anni ’80 e ’90 si connota con tendenze e simbologie “nere”, anche se negli anni 70 esisteva anche un gruppo al primo anello verde che si richiamava a organizzazioni “rosse”, chiamato Potere nerazzurro, analogia di Potere operaio. Va detto anche che la politica in curva in quei anni più che una reale consapevolezza a ben vedere rappresentava maggiormente un disagio giovanile che voleva esprimere tutto ciò che era estremo e anti, si pensi in questo senso che i famosi naziskins in alcuni casi erano degli ex punk, però dall’altra parte molti erano giustamente infastiditi da queste etichette che con il football club non c’entravano nulla, seppur appunto frutto di esibizionismi provocatori più che di reali consapevolezze e identità, ma era ancor di più questo esibizionismo che dava fastidio a chi aveva un reale amore interiore per l’Inter e non voleva vederlo associato a politics o ad esibizioni di esse. Per fortuna dagli anni 2000 la curva nord ha progressivamente abbandonato ogni connotazione politica, seppur in maniera graduale e incostante, ma sicuramente in maniera meritoria in questo senso.

C’è però una terza strumentalizzazione politica, che forse non tutti hanno notato, anzi che mi sembra sia passata quasi inosservata, molto più sottile e meno grossolana infatti, eccola: la proprietà cinese di Suning ha sempre voluto fare dell’Inter un po’ il simbolo della globalizzazione di orientamento cino-comunista, in sintonìa con lo sponsor Nike, che negli ultimi anni ha dato un significato delle ultime magliette come rappresentanti di un mondo senza confini e orizzontale, a detta dei loro comunicati, mentre Suning diceva che aveva comprato l’Inter perchè rispecchiava i loro valori globalisti, ovviamente a uso e consumo dell’economia cinese, anche se poi il loro governo ha dato il mandato di non investire più nel calcio italiano. Tutto questo appunto mi sembra non sia stato del tutto notato da molti interisti, ma era realmente presente, seppur in maniera soffusa, però altrettanto fastidiosa come le precedenti strumentalizzazioni, almeno a mio modo di vedere.

Per fortuna tutte queste cose sono finite e non ci abbiamo più pensato, l’Inter non è la squadra del comunismo, non è la squadra del fascismo e non è nemmeno la squadra del globalismo in salsa cinese o non, casomai è la squadra di Milano, sicuramente aperta, accogliente, ma non disposta a farsi strumentalizzare. La nuova proprietà, un fondo d’investimento americano, è molto discreta e poco social per fortuna, è finito il tempo delle strumentalizzazioni politiche e dei rampolli dei comunisti in lamborghini, seppur simpatici, mentre anche le precedenti proprietà, dai Moratti ai Pellegrini ai Fraizzoli, erano sempre state discrete, di certo ne’ comuniste, ne’ fasciste. Massimo Moratti è stato in passato erroneamente associato alla sinistra, anche perchè prese Paule Ince sfidando la curva, ma poi quello divenne l’idolo della curva, amalgamando il tutto, ma in una intervista di qualche anno fa the former president disse chiaramente che la sua famiglia era antifascista e anticomunista, la moglie certo un’esponente appassionata ed energica della sinistra milanese, ma la cognata è stata sindaco apprezzato da tutti di centrodestra di Milano ed oggi anche un po’ rimpianta da tutti, al di fuori delle differenze.

Quindi se non mi è sfuggito niente sono state queste tre le strumentalizzazioni politiche, quella fascista e poi neofascista un po’ disagiata, quella comunista e infine quella meno nota, global un po’ politically correct e molto sponsorizzata. Speriamo siano state le ultime.

Amala.