Quei pensieri di inizio estate

Tra mondiale, Inter e calcio futuro

Cari amici, a vederlo in prima impressione questo mondiale per club sembra sempre più il torneo per l’amicizia tra i popoli, un po’ di sovietica memoria, un po’ da terzomondisti arricchiti, insomma in pieno stile Fifa, però si gioca in America, stadi belli, bellissimo quello di Washington con una parte della curva attrezzato come se fosse una villetta, una casetta, da sogno, tanti tifosi delle squadre anche, poco pubblico locale finora a dire il vero. Manco a dirlo immancabile il corollario delle polemiche politicizzate per chi ha i pruriti intolleranti se una squadra italiana viene ricevuta dal presidente, ma il bello dell’America è che i presidenti cambiano continuamente, non ci sono i satrapi orientali, gli ayatollah, gli autocrati eterni, è l’occidente bellezza, è la democrazia. Fatevene una ragione, soprattutto i calciatori miliardari alla Weah e Mckennie, se non vi piace andate a giocare in Cina o nei paesi arabi.

La cosa più assurda di questo mondiale però è che ogni continente ha gli stessi partecipanti, senza nessun rispetto per la meritocrazia, in nome di un egualitarismo che come detto puzza di terzomondismo arricchito ed arrembante. Ma torniamo al calcio stretto, le partite interessanti sono quelle che vedono di fronte una squadra argentina o brasiliana contro una europea, il resto è veramente imbarazzante, roba da torneo scapoli e ammogliati.

Ora però passiamo a quello che ci interessa di più, la nostra Inter. I tifosi sono combattuti e disorientati dal se pretendere il massimo risultato per onorare la competizione arrivando fino in fondo o farsi sbattere fuori, seppur onorevolmente sia chiaro, perchè sì, se arriviamo a luglio poi come la prepariamo la prossima stagione? E’ questo il punto, ma bastava avere il buon vecchio buon senso contadino per fare un torneo più breve con meno partecipanti. Questo proprio dovrebbe essere il futuro, ben vengano più coppe infatti, ma ognuna dovrebbe ridurre i partecipanti, i campionati nazionali, le coppe europee, il mondiale per club, solo la povera coppa Italia si è ridotta, povera lei. Va detto che il fatto che questi giocatori guadagnano milioni non vuol dire che sono macchine, e poi sopratutto è nell’interesse dei tifosi e del pubblico averli sempre al massimo della forma e non stanchi, logorati, spremuti come limoni, infortunati spesso per di più.

Ora vi prego per favore, non tiriamo in ballo il business americano kattivo, il modello inglese, sono tutte stronzate, per usare un inglesismo, scusate. Se il mondiale per club ha così tante, troppe partite è perchè è un baraccone globale della Fifa, se il campionato italiano è diventato uno spezzatino dove il calendario è spalmato da venerdì a lunedì è colpa di Dazn e della lega calcio di serie A, in Inghilterra le partite infatti si giocano quasi tutte al sabato pomeriggio, altro che spezzatino. In America la stagione non dura undici mesi, in qualsiasi sport. Il Football americano va da settembre a febbraio, il Baseball si gioca d’estate, il basket da ottobre a maggio-giugno. Di cosa stiamo parlando? Non credete a chi vi vende fumo demagogico.

Il calcio italiano allora deve tornare grande innanzitutto limitando gli stranieri, valorizzando gli italiani, che ci sono, riducendo anche i partecipanti alla serie A, inoltre tornando alla nostra cultura e filosofia calcistica, magari modernizzandola questo sì, certamente ci mancherebbe, ma eliminando il sacchismo, riscoprendo invece i fantasisti, i trequartisti, non chiedendo agli attaccanti di sfiancarsi nel ripiego difensivo sempre e comunque, reinsegnando ai difensori a marcare l’avversario. Torniamo alla tecnica, ai fondamentali, alla qualità nostrana, con meno fisicità e pressing ossessivo. Il calcio allineato, totale, collettivista, non fa per noi. Il materiale umano c’è, basta lavorarci nella maniera giusta.

Ad Maiora