Mentalità vincente e perdente, sull’interismo da caserma

Interismi

In questi giorni abbiamo assistito a due classici esempi di come si può nello sport avere una mentalità vincente e una perdente

Tottenham Inter inizio gara

Da una parte Ancelotti che alla vigilia di Napoli-Stella Rossa afferma “se non passiamo il turno siamo dei c…oni”. Espressione colorita a parte, questo è un esempio di mentalità vincente, perchè il tecnico emiliano, uno dei più vincenti in circolazione, non si è nascosto dietro il girone difficile, ma ha spiegato che per “come si erano messe le cose non passare il turno sarebbe da c…oni” (inoltre ha detto siamo, noi, non sono, loro).

Nell’ambiente interista, invece, assistiamo a discorsi diametralmente opposti, eppure l’Inter si trova nella stessa identica situazione del Napoli, e cioè girone in partenza difficile, ma con le cose che si erano messe decisamente bene cammin facendo. Eppure dopo la sconfitta di Tottenham sentiamo discorsi medievali tipo “chi non avrebbe firmato ad inizio stagione per trovarsi a giocarsi la qualificazione all’ultima giornata?”. Ecco un classico esempio di mentalità perdente, sempre pronta a creare alibi e giustificazioni in perfetto stile da studenti impreparati. A Wembley avevamo due risultati su tre a disposizione, ma si è andati a giocare per lo 0-0 in maniera sparagnina. Si è dilapidato un vantaggio di sei punti sugli Spurs. Nota a parte, il Tottenham è più forte dell’Inter, ma non stiamo nemmeno parlando del City o del Chelsea, e nemmeno del Liverpool. E’ una buona squadra, da anni incapace di fare il salto di qualità, spesso incompleta e fragile, debole in difesa.

Ma torniamo al punto, avete per caso sentito Ancelotti dire una frase del genere? No, infatti ha vinto in tutta Europa.

Il generale Cadorna, giustificò la disfatta di Caporetto accusando i suoi soldati di viltà, ma fu sostituito dal generale Diaz

Piccola postilla sul termine “disfattismo“, che ad ogni sconfitta viene sfoderato dai manganellatori da tastiera e dagli opinionisti da tele caciara, in particolare per chiunque osi criticare il Dio in panchina. La parola disfattismo purtroppo non porta molta fortuna, la usavano i generali italiani e i loro lacchè durante la prima guerra mondiale verso chiunque osasse criticare le loro brillanti strategìe che portarono poi a disfatte come nella battaglia di Caporetto, tanto che anche il termine “Caporetto” è divenuto di uso comune per definire una clamorosa disfatta. Insomma, a dare troppo del disfattista a chiunque critichi senza insultare e con argomenti, si finisce con il portare alle disfatte. Lo tengano a mente i caporali dell’interismo da caserma e da convento.