Inter-Cina, globalizzazione? Non è tutto oro quello che è giallo

dragoneOggi è un giorno storico. Tutta la dirigenza interista è volata in Cina per il passaggio di proprietà da Thohir alla Suning di Zhang Jindong. L’Inter – e anche il Milan – sono parte di un’espansione economica e non solo economica, della Cina in Italia, con l’epicentro a Milano, che nei prossimi mesi sarà teatro di innumerevoli investimenti. Si parla di globalizzazione, si fa anche della retorica superficiale sul nome Internazionale e sullo slogan “fratelli del mondo”, ma oggi, secondo molti studiosi, più che alla globalizzazione (ben venga) stiamo assistendo ad un prepotente ritorno della geopolitica. (Continua sotto)

Prendiamo la Cina, a differenza di quello che si crede, in Cina non c’è un’economia di mercato, ma un’economia socialista di mercato, coniugate secondo le peculiarità e la tradizione culturale cinese. Questo cosa vuol dire? Che il mercato non è libero, ma è al servizio della dittatura dello stato e del partito, il quale sceglie le linee strategiche e mantiene il controllo sulle principali aziende. Lo stesso Zhang Jindong non opera in autonomia, ma secondo le direttive del governo, che ha deciso di investire nel calcio. Obbiettivo del governo cinese è diventare una superpotenza anche a livello calcistico, con una superlega che scalzi quelle europee. L’Inter sarà una scuola e una palestra, i cinesi impareranno come si gestisce un settore giovanile (quello nerazzurro è tra i migliori al mondo) e come si gestisce una società calcistica per poi portare le competenze nelle proprie squadre cinesi. Ma torniamo al discorso di partenza: Globalizzazione o geopolitica? La Cina è in realtà un paese fieramente nazionalista, almeno al momento impermeabile ai valori occidentali di libero mercato, libertà individuali, libertà di stampa, diritti civili, pluripartitismo. Altro che globalizzazione, i cinesi si sono aperti al mondo solo per attrarre investimenti e quindi sviluppo economico, acquisire sapere tecnologico e competenze, ma della globalizzazione gli importa ben poco. Quindi ben vengano i soldi cinesi, se davvero servono all’Inter, ma una sana diffidenza non è xenofobia, ma conoscenza. Perchè l’Inter non può cambiare di mano ogni tre o cinque anni.

2 commenti su “Inter-Cina, globalizzazione? Non è tutto oro quello che è giallo

  1. Disamina come al solito impeccabile! Oggi ho seguito poco, ma dalle immagini che sono arrivate dalla Cina mi è parsa un’atmosfera un pò ovattata, poche parole e molta teatralità!
    Insomma, niente di particolare… ho visto anche uno Zanetti che mi è parso un pò stralunato (la sua faccia diceva, “ma dove son capitato”) Comunque a me interessa poco… basta che ci mettano i soldi e facciano grande l’inter! Ma per fare questo dovranno scegliere bene i loro uomini all’interno della società! Possibilmente con esperienza di calcio europea ad altissimo livello e grande capacità sul mercato

  2. Time, anch’io ho visto un Zanetti molto smarrito e malinconico, come dicevi non resta che sperare che siano seri e scelgano un management esperto di calcio italiano e europeo e non mettano a capo della società gente che prima si occupava della vendita di biglietti o di altri sport.

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