Meno ultras più showbusiness

Curva Inter chiusa

Siamo sempre alle solite, dopo i fatti di Inter-Sampdoria conseguenti la morte di Vittorio Boiocchi. Gli ultras si credono sempre un gradino sopra gli altri. Infatti se muore uno storico tifoso – chessò del primo anello arancio – viene sgomberato l’intero suddetto settore? Mi pare di no. Ma anche i provvedimenti della questura appaiono senza senso, infatti perchè hanno vietato striscioni, tamburi, bandiere per la prossima partita, cioè proprio quell’aspetto positivo del tifo organizzato? Hanno poi emesso 4-5 Daspo quando i responsabili sono sicuramente di più e siamo da capo, tra un paio d’anno saranno di nuovo allo stadio. Si colpisce un intero settore senza colpire le responsabilità individuali, proprio congruendo con la mentalità di chi ha chiuso la curva a forza considerandola un settore di propria proprietà.

Si attaccano le società accusate di collusione, ma dalle indagini nel caso specifico la società Inter ne esce pulita e non collusa. Ma usciamo dall’ipocrisia, i club assumano una decina di organizzatori del tifo alla luce del sole e pagando le tasse, non appartenenti alla malavita organizzata, ed entriamo nel ventunesimo secolo. Il calcio è passione, festa, aggregazione, e se si vuole – perchè no – anche showbusiness, senza pruriginose ipocrisie antiamericaniste, perchè una cosa non esclude l’altra. E allora lo show business del tifo venga organizzato da tifosi veri o dalla società, e non da mafiosi. E basta.

Amala

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