Indagine sull’interismo/6 La milanesità

Dalle origini dell’Inter al Milano siamo noi, dai Muggiani ai Moratti, da oh mia bela madunina alle coreografie dei derby, i colori dell’Inter e i simboli di Milano

Eccoci qui alla sesta puntata della nostra indagine sull’interismo. Con questa siamo arrivati all’Inter e alla sua città, Milano. La milanesità. Parlare di Inter, Milano, non può non voler dire parlare dell’eterna lotta per il primato cittadino con i cugini rossoneri, ma prima mettiamoli da parte e vediamo altri aspetti!

Il biscione, simbolo dell’Inter e del ducato di Milano

C’è chi ha sostenuto che per una squadra come l’Inter, con la sua natura internazionale, l’appartenenza alla città non ha importanza. A mio modo di vedere è un’idea storicamente e concettualmente sbagliata, sia sul piano generale che particolare. Vedremo perchè nel corso dell’articolo.

Alcune ricostruzioni storiche affermano che il Football Club Internazionale Milano era in realtà originariamente solo F.c. Internazionale e “Milano” fu aggiunto solo negli anni ’60. Eppure la M di Milano compare chiaramente nel logo storico e tuttora vigente creato dal pittore e fondatore Muggiani. Altre ricostruzioni storiche, invece, affermano contrariamente che “Milano” originariamente doveva essere addirittura il nome principale del club, con “Internazionale” da compendio, ma poi per non confondersi con il Milan si decise di farsi riconoscere come Internazionale, che poi per i tifosi divenne fin da subito affettuosamente Inter.

Sul piano generale, ogni e qualsiasi squadra di calcio sarà sempre e comunque legata alla propria città. Il calcio era e sarà sempre, anche in un’epoca globale e di grandi trasformazioni, una forma di patriottismo comunale, ancor più in Italia, patria dei campanilismi e delle rivalità cittadine. E questo anche nel caso di squadre come Inter, Milan, Juve, che chiaramente per blasone e fascino trascendono i confini cittadini e nazionali.

Ma dov’è Milano e la milanesità nell’Inter? E’ una presenza discreta, come un cortile o uno scorcio della città, che non compare mai in copertina, ma è disseminata ovunque, a partire dalla “splendida notte” del quartiere degli artisti Brera, che diede i colori a questa squadra “di grande talento”. Il nero, l’azzurro scolorito tendente al blu e al grigio, ben diverso dall’azzurro-celeste mare comparso su alcune maglie degli anni 80-90, ma per fortuna negli ultimi abbandonato per tornare a tonalità più scure, infine l’oro delle stelle della notte meneghina.

La simbologia è un altro aspetto fondamentale, il biscione nerazzurro altri non è che il biscione azzurro, simbolo del Ducato di Milano, prima con la famiglia Visconti e poi con gli Sforza, quando Bianca Maria Visconti sposò Francesco Sforza.

Moratti coi tifosi (foto calciointer.net)

In realtà, a ben vedere, in Italia solo una squadra di Milano poteva chiamarsi Internazionale, essendo l’unica città italiana a vocazione Internazionale, in un paese orgogliosamente provinciale. Solo a Milano potevano ribellarsi ad una federazione che voleva fare un campionato per soli italiani e Internazionale rappresenta bene l’ambizione di capitale europea di una città che si è sempre confrontata con le grandi metropoli occidentali.

La milanesità però è sopratutto nella carne viva di una lunga sequela di presidenti e proprietari milanesissimi, rappresentanti quella borghesia milanese “liberaldemocratica” e contornati dall’idea storica che l’Inter sia sempre stata la squadra del centro di Milano. Dai Masseroni ai Fraizzoli, dai Moratti ai Pellegrini e ancora Moratti. L’Inter fino al 2013 è sempre stata rigorosamente di proprietà lombarda e milanese.

E veniamo all’eterno confronto con il Milan. La rivalità accesissima, fin dalla particolarità che l’Inter nasce da un gruppo di dissidenti milanisti, ha sempre voluto dire da una parte “noi siamo i veri milanesi”, ma dall’altra il derby è sempre stato orgoglio di comunanza milanese. Le tifoserie vanno a braccetto allo stadio insieme in occasione della stracittadina. Nel confronto con i rossoneri sono sempre convissute due anime dell’interismo, l’antimilanismo viscerale alla Prisco e quello bonario alla Fraizzoli, che si dispiacque quando il Milan andò in serie B e ambisce a vedere un derby con tutte e due le squadre ad alti livelli.

Il castello sforzesco nella coreografia di un derby

Particolare importanza alla milanesità inoltre lo ha sempre dato un settore dello stadio, quello della curva nord. In questo settore non mancano mai le bandiere crociate biancorosse di Milano, i biscioni, i cori in dialetto milanese, i cori contro il Milan. Ogni domenica viene cantata la canzone “oh mia bela madunina” contornata da una sciarpata e seguita dai cori “Milano” e “Milano siamo noi”. Anche le coreografie del tifo organizzato in occasione dei derby hanno visto susseguirsi negli anni i luoghi simbolo di Milano, da una madonnina di cartapesta comparsa in curva all’inizio degli anni ’90, fino a scenografie ben più elaborate e maestose negli anni più recenti raffiguranti il castello sforzesco, il Duomo, la stessa madonnina gigantesca e così via.

Ma in fondo, quando nelle puntate precedenti di questa indagine sull’interismo abbiamo parlato di borghesia, artisti, intellettuali, cabarettisti, stavamo pur sempre parlando di Milano, milanesi doc e d’adozione. Nel cuore di Milano.

 

LEGGI LE PRECEDENTI PUNTATE DELL’INDAGINE SULL’INTERISMO:

Puntata uno: La squadra della borghesia milanese

Puntata due: Gli artisti e gli intellettuali interisti

Puntata tre: I fratelli del mondo

Puntata quattro: Una fase nuova e gli anni 90-2000 

Puntata cinque: l’insieme nerazzurro

, , ,