Sinisa, Pelè, Vialli, indimenticabili

Il ricordo di tre grandi campioni del calcio

Tre grandi campioni del calcio mondiale ci hanno lasciato, Sinisa Mihajlovic, Pelè e Gianluca Vialli. Rispettati e ammirati da tutti, ma allo stesso tempo fortemente legati a certe terre e certe maglie.

Per primo ci ha lasciato Mihajlovic. L’Italia era la sua seconda patria, dove ha trovato l’amore, ma la sua terra non l’ha dimenticata, era la Serbia. Arrivato giovanissimo alla Roma nei primi anni 90 con lunghi capelli ricci, si è poi consacrato alla Sampdoria, ma gli anni della maturità sono stati alla Lazio, dove ha affinato le sue doti di infallibile calciatore di punizioni. A differenza di molti giocatori dell’ex Yugoslavia la sua carriera, iniziata a Belgrado, è stata lunghissima, fino alle soglie dei 40 anni, con la maglia proprio dell’Inter, insieme al suo amico Mancini in panchina. Ricordo ancora le sue punizioni, una in particolare alla Roma. Uomo schietto, a volte ruvido, controcorrente al di là delle ragioni e delle opinioni di ognuno, ma dal grande cuore che si sprigionava in un sorriso. Da allenatore ha allenato tante squadre, ma trovò la sua casa al Bologna, dove ha concluso la sua vita amatissimo dalla città.

Poi ci ha lasciato Pelè, il più grande giocatore della storia del calcio, almeno dal mio punto di vista. C’è chi dice Maradona, ma la carriera del brasiliano durò tre decenni, quella dell’argentino un decennio, Pelè vinse tre mondiali, Maradona uno. Il Re fu un esempio dentro e fuori dal campo, fu fantasia, creatività, ma anche atletismo, disciplina, oltre al talento mise costanza e applicazione. Fu brasiliano e bandiera del Santos, ma non fazioso, mentre Maradona fu argentino e napoletano contro tutto e tutti. Quindi è lui il calcio a 360 gradi e non in maniera parziale.

E infine entra in una nuova vita Gianluca Vialli, anche lui campione calcistico mondiale, ma fortemente legato alla sua terra, Cremona, e a certe maglie, Pizzighettone, Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea. Calciatore d’altri tempi, prima ala vecchio stile e poi centravanti, ma anche anticipatore, lanciatore di look e mode, sempre avanti ma pur sempre nella tradizione, legatissimo anche alla nazionale italiana, prima coi piedi e poi da dirigente. Il suo grande esempio però è nelle sconfitte, rare, sempre a testa alta e nell’affrontare la malattia, sempre positivo, sorridente, concludente.

Allora al bando la tristezza, sono i tre indimenticabili..