Il Jesus che non perdona

Dittatura politically correct

Acerbi insulta Jesus in campo, gli avrebbe dato del negro in senso dispregiativo, secondo la versione di Jesus, ma cinque minuti dopo Acerbi si scusa, un ragazzo che si fa prendere dal sangue che bolle nell’adrenalina del campo e vuole fare male, ma poi capisce e spiega che nell’insulto non c’era nessun intento razzista, era solo un insulto, brutto, sporco, volgare, ma non soggettivamente razzista, anche se oggettivamente lo è. E’ come quando negli stadi si dà del figlio di p., nessuno lo pensa letteralmente della madre dell’insultato, che poi quello è un mestiere nobile e antico. Jesus capisce, nel postpartita alle domande dei giornalisti risponde che Acerbi è un ragazzo intelligente e ha chiesto scusa, comprendendo di aver sbagliato. Tutto finito lì, nel campo. Invece no, arrivano i neoinquisitori sulle pay-tv che ogni mese ci spellano come polli, bisogna mettere al bando il reprobo, allora Jesus si fa indottrinare e fa retromarcia andando all’attacco di Acerbi, eppure così si crea un certo cortocircuito, una discriminazione alla rovescia, nella società dell’inclusione c’è un Jesus che non perdona ed esclude chi sbaglia anche se ha chiesto scusa. Acerbi è fuori dalla nazionale, probabilmente l’Inter lo venderà a fine stagione, ma è davvero questa la società dell’inclusione e della diversità? O è il nuovo totalitarismo? Una nuova dittatura.

P.s. Perchè gli ebrei e le puttane vengono insultati impunemente in tutti gli stadi senza che nessun neoperbenista dica nulla, mentre neri maschi e mussulmani maschi godono del privilegio di un iperprotezione di parte?

2 P.s C’è una incomunicabilità nella società di oggi, le elites intellettuali e professionali non parlano la lingua volgare del volgo, non la capiscono, sono ossessionate dal senso di colpa dei loro avi razzisti, e danno la colpa al popolo, che non c’entra nulla.

3 p.s. Il proletario bianco emarginato e il ceto medio vessato si sfoga sterilmente attraverso gli insulti razzisti negli stadi contro il nero miliardario che gioca in serie A, il benpensante pensa bene di toglierli anche l’unico spazio che gli è rimasto, lo stadio. La situazione può diventare esplosiva. Fermiamoci a riflettere.