Helenio Herrera, semplicemente, ma non tanto semplicemente, il mago

Herrera e Rocco, artefici di un grande dualismo negli anni ’60.

In occasione di uno speciale di Mediaset Premium, nel ventennale della morte del grande Helenio Herrera, la moglie ha ricordato come il Mago abbia completamente cambiato la figura dell’allenatore. Prima di vederne la carica innovativa dal punto di vista della preparazione atletica, della tattica e di altre cose che hanno fatto grande l’Inter, è importante capire come questo vale sopratutto dal punto di vista della percezione e della psicologia. Come ha ricordato la consorte, prima di lui l’allenatore era considerato non più di un portaborse, a metà tra un insegnante di educazione fisica e un cronometrista. Forse è un’esagerazione, in fondo già negli anni ’30 c’erano figure di allenatori come Arpad Weisz, capaci di incidere sul piano teorico e pratico nel mondo del calcio e della storia nerazzurra, ma sicuramente è solo con Herrera che l’allenatore è considerato il deus ex machina di una squadra. Artefice dei grandi successi e in caso contrario… Non solo, Herrera è il primo grande motivatore della storia del calcio. I suoi cartelli, il suo dialogo penetrante con i giocatori, con i quali i rapporti non furono sempre facili (tra ritiri massacranti e diete a base di pollo e riso, pastasciutta bandita, con tanto di epiche fughe ai ristoranti e salami nascosti nel letto) sono stati in grado di imprimere quella forza che ha fatto la differenza, facendo vincere all’Inter 3 scudetti, due coppe campioni e due intercontinentali. “Se rinunci a fare una cosa un idiota la farà al posto tuo”. “Se una cosa la fai difficile diventerà difficile”. Questi due dei cartelli che capeggiavano nello spogliatoio di San Siro. Ottimismo, ma anche metodo, rapporto individuale ad uno ad uno con tutti i giocatori, costruzione della convinzione personale, Herrera persuase personalmente Suarez a venire all’Inter, introducendo la figura dell’allenatore che fa mercato, convinse Mazzola a cambiare ruolo, con un lavoro ai fianchi durato mesi. Arte della persuasione, fiducia nei propri mezzi venivano introdotte nella testa dei calciatori, ma ovviamente non era tutto rose e fiori. Le diete ferree, i ritiri prolungati, i duri allenamenti, creavano frizioni con il gruppo, ma alla fine lo ringraziavano per averli portati all’obbiettivo. D’altra parte gli inizi non furono eccellenti e si narra che Angelo Moratti fosse pronto all’ennesimo esonero, poi qualcuno gli fece cambiare idea dopo un colloquio faccia a faccia. Indovinate che era? Lo stesso che alla firma del contratto gli aveva detto, “presidente, vinceremo tutto”. I nemici non amavano il suo istrionismo, che invece combaciava con l’anima bauscia e ganassa dell’interismo, lui riuscì a ingannare tutti sulla sua data di nascita, ma non era arrogante, sapendo vivere con ironia la sua seconda vita da opinionista televisivo nella Tv-spettacolo di Maurizio Mosca. Velocità, taca la bala, il suo credo tattico, e poi quelle marcature a uomo che proprio in questi giorni qualcuno ha rimpianto, in un calcio in cui i difensori non sanno più difendere, “rovinati dal guardiolismo”. Tutto questo e molto altro era Helenio Herrera, capace di far rendere al massimo i suoi interpreti, ma proprio come Mourinho 45 anni dopo, anche di svuotarli dopo averli portati all’apice.