Siam sempre qui

Cari amici, riprendiamo le pubblicazioni dopo qualche giorno di sosta dovuti al lutto per il povero Astori e ai doveri adempiuti da cittadini.

Mancano due mesi e mezzo alla fine della stagione e ora davvero vedremo di che pasta sono fatti i nostri eroi (?). Lo so, la vulgata principale tra i tifosi nerazzurri è che abbiamo giocatori scarsi (detti anche nel lessico supporter “scarsi” o “pippe”), colpa quindi di una società inadempiente e dall’altra parte invece c’è un allenatore che fa miracoli. Una narrazione che con un’abile propaganda flautante, poetica e ammaliante è stata veicolata dallo stesso allenatore in decine di conferenze e interviste, in polemica con la società.

Karamoh

Per rispondere a questa affermazione potremmo passare in rassegna ad uno ad uno i giocatori e chiedersi se gente come Handanovic, Skriniar, Miranda, Cancelo, Rafinha, Karamoh, Perisic, Candreva e Icardi sono scarsi. Ma aprire anche un capitolo sui Gagliardini, arrivato come grande promessa, sui Valero e Vecino, osannati da tutti ad inizio stagione, consapevoli anche che quel Brozo, direbbero i professori, “è intelligente, ma non si applica”. Ma potremmo farci anche due domande sulla seconda vita di Kondogbia e Joao Mario, ma anche della storia di Coutinho, che per certi tifosi era “scarso” (pure lui!).

Skriniar

Io credo che se ci ragioniamo un attimo la risposta unanime sarebbe che in fondo non sono scarsi, presi individualmente, quindi c’è un problema di squadra, di manico e di rendimento. Oppure si potrebbe mettere in moto la memoria storica e fare i conti con i corsi e ricorsi storici che si ripetono da anni, cioè una squadra che va a mille (ma proprio a mille!) per tre o quattro mesi e poi alle prime difficoltà si affloscia. Questo dice la storia. Quindi il problema è un altro, perchè un calo fisiologico ce lo hanno tutte le squadre, ma perchè all’Inter si traduce in un crollo verticale ripido come un grattacielo, in uno psicodramma, in una telenovela, in una notte dei lunghi coltelli e in un congresso del Pd?

Moratti, servono figure societarie forti

Chi sa rispondere a questa domanda vincerà un abbonamento in tribuna rossa, anzi lo facciamo presidente. Già il presidente (dov’è? che fa?), quindi la società, i dirigenti: quando una squadra affronta la crisi qui si vede la mano della società, la capacità del gruppo dirigente di redimere, cucire, sostenere, ma anche spronare e non sparire. E l’allenatore? Io credo che abbiamo bisogno di un allenatore che consideri un onore allenare l’Inter, che non dica “sono arrivato all’Inter nel momento sbagliato” (Mazzarri dixit), che non parli di Totti, di Roma, di Nainggolan… Spiace parlare del Milan, ma i cuginastri sono in una condizione societaria non dissimile dalla nostra, anzi peggiore, ma hanno preso un allenatore che allenerebbe il Milan anche in serie B ( categoria che loro conoscono bene) e si sono risollevati. Serve un uomo di campo, non un filosofo o un fabbricatore di consenso attraverso la ripetitiva imitazione di Mourinho in conferenza stampa. Serve uno che sa cambiare modulo, flessibile, uno che ci crede veramente, che non è il primo a deprimersi.

Spalletti e Sabatini

Lo so, ora mi si dirà, ancora con l’allenatore? Ne abbiamo cambiati decine, quindi il problema non è l’allenatore. Sì, ma non passiamo da un estremo all’altro, dal dare tutta la colpa all’allenatore all’innocentismo assoluto. E’ chiaro che la colpa non è mai di uno solo, ma gli errori di Spalletti, se li si vuole vedere, sono sotto gli occhi di tutti. Modulo sbagliato, giocatori nel ruolo sbagliato, giocatori relegati in panchina per mesi che poi si rivelano validissimi, gioco monotono.

Certo, il discorso vale anche per i giocatori, anche loro devono considerare un onore indossare la maglia dell’Inter, non una squadra di passaggio, non farsi distrarre dalle voci di mercato, non pentirsi di non essere andati al Manchester United per esempio, o quantomeno onorare l’impegno con professionalità e serietà.

Comunque con l’Inter non si può mai sapere, sta a vedere che facciamo un grande finale di stagione. Un caro saluto a tutti.