Rabbia, pazienza e residuati bellici nell’inverno nerazzurro

Vacanze finite per i giocatori dell’Inter. Dopo il rompete le righe del 5 gennaio i ragazzi di Spalletti hanno goduto di 8 giorni di vacanza e hanno ripreso ad allenarsi domenica 14 gennaio. Una lunga sosta, ma forse necessaria, dopo che la squadra era apparsa frenata e stremata nelle ultime partite. L’ultima vittoria in campionato e nei 90 minuti (quindi anche in Coppa Italia) risale a domenica 3 dicembre, un sonante e sonoro 5-0 al Chievo, che ha ricordato tremendamente il 7-1 all’Atalanta del 12 marzo scorso, con tutto quello che ne conseguì. Ma la storia non necessariamente si ripete uguale, e allora questa sosta deve essere servita per ricaricare le pile e la storia deve servire da lezione.

Ma mentre si avvicina il centodecimo compleanno dell’Inter, complice la sosta, tutte le attenzioni sono rivolte al calciomercato. Il punto focalizzante è chiaro. Nessun soldo, nessuna spesa da Suning. La delusione dei tifosi è comprensibile, dopo anni di sofferenze e promesse mancate. Incomprensibili e casomai irritanti sono invece le bacchettate di certi opinionisti-funzionarietti di partito nei confronti del popolo nerazzurro, reo di non accontentarsi di quel che passa il convento. Allo stesso tempo però bisogna tener conto di alcune cose che in parte giustificano Suning o ci pongono in uno stato di attesa o di sofferta pazienza. Prima di affrontare gli ormai noti temi del fair play finanziario e del regime cinese, a mio modo di vedere c’è un terzo fattore, anzi un terzo e poi un quarto di cui bisogna tener conto.

Il terzo è rappresentato da un signore indonesiano, che continua a detenere il 30% delle quote nerazzurre ed ad essere il presidente dell’Inter con i suoi uomini nel Cda. Il signore indonesiano ha diritto di veto in caso di ricapitalizzazione e di operazioni finanziarie, approvazione del budget e business plan e tutto questo varrà fino al 2021. Così come gli accordi da esso supinamente stipulati con il fair play finanziario.

D’altra parte non illudiamoci, e qui siamo nel quarto fattore, ma la famiglia Zhang non è la famiglia Moratti, non si affonda la mano nella tasca, ma si investe comunque – regola principe – in base ai ricavi. E qui entra in gioco il fattore pazientante, perchè in questo caso le idee per aumentare ricavi e quindi spese ci sono, ma Suning si è scontrata coi cugini… cinesi del Milan. Perchè i progetti ci sono, come rifare San Siro, costruire una nuova Pinetina in Piazza D’Armi in piena Milano, ma ci vuole tempo. Il Milan non si sa cosa vuole, ma ora finalmente ci sarà un incontro in Comune, non illudiamoci che sia decisivo, ma che dovrebbe smuovere le acque. Per quanto riguarda Piazza D’Armi, speriamo che i tempi burocratici italiani non affossino tutto, mentre in città si organizzano già gli immancabili comitati psuedoambientalisti dei No a tutto, pronti a contrastare il progetto di Suning con attiviste incatenate agli alberi e residuati bellici del ’68 in cerca di nuove cause. Amala.