Quell’appello tra folklore e retorica

“Adesso bisogna essere tifosi veri”. Così campeggia sul sito ufficiale e sulla pagina fb dell’Inter. A veicolare il messaggio dal proprio profilo Twitter è il campione olimpionico Carlo Molfetta e la società lo ha prontamente ripreso sui suoi canali. Quello di usare da megafono i tifosi Vip sembra la nuova linea comunicativa. Una settimana fa aveva parlato Bonolis sugli arbitraggi sfavorevoli, ora l’appello dell’atleta rivolto direttamente ai tifosi. I toni sono solenni – “Carlo Molfetta ha deciso di impegnarsi. Lo fa ribadendo il suo essere tifoso dell’Inter, e con l’esperienza di chi, nello sport, è arrivato ai livelli più alti”- si legge sul sito ufficiale. La discesa in campo è accompagnata dalle prime adesioni viral-Vip -“i primi ad aderire sono stati i suoi amici di fede nerazzurra del rubgy, Martin Castrogiovanni, Sergio Parisse, capitano della nazionale e Gonzalo Canale.” Non è un semplice appello, è una petizione per mobilitare il popolo nerazzurro a sostenere la squadra nella partita di domani contro la Roma. Ecco cosa scrive Molfetta: “Io voglio far capire di essere un tifoso vero. L’Inter ci ha regalato tante emozioni in questi anni, bisogna starle al fianco. La partita di mercoledì è fondamentale, io voglio insieme ad altri atleti, spingere la gente a sostenere la squadra”. Certo, definire una semifinale di Coppa Italia in questo modo dà più il senso della crepuscolare decadenza dell’era Moratti che altro. Ma non è questo il punto, il punto è che questo non è un semplice appello, qui si traccia una linea di demarcazione tra i tifosi veri e gli altri (tifosi finti?). Il vero, la verità ritorna ancora “‘Nello sport ci sono periodi positivi e negativi -dice Molfetta-, il punto d’appiglio a cui legarsi per recuperare è nella gente vera, che ti vuole bene sul serio.” Insomma non solo tifosi veri, qua è in palio l’essere “gente vera”, la cornice si fa morale e retorica. Mi viene in mente la fondazione dell’Internazionale Football Club, fatta da dissidenti del Milan, l’ironia intelligente di Peppino Prisco, la capacità di essere obbiettivo del tifoso nerazzurro, da sempre critico ed esigente, mai claque e soldatino, e mi chiedo quale accoglienza può avere un appello del genere (sulla pagina facebook è freddina e i commenti vanno nella maggior parte in controtendenza). Mi chiedo anche se essere tifosi debba per forza intrecciarsi con la retorica e il folklore, non mi pare per gente di “grande talento”, gente libera, gente nerazzurra, ma può darsi che mi sbaglio. Personalmente ritengo che ognuno sia libero di tifare come vuole, ma quello che mi dà fastidio è il ricatto morale, l’idea che in nome dei successi del decennio precedente questa dirigenza, questi giocatori debbano essere incriticabili in eterno e chi critica non è un vero tifoso. Queste logiche e forme di mobilitazione vanno forse bene sull’altra sponda del naviglio, o in Iran e in Corea del Nord, non penso all’ombra della madonnina.

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