Magari non era una cattiva idea

«Uno dei nostri dipendenti ci ha informato che Groupon metteva in vendita i biglietti di curva con il 50 per cento di sconto. La nostra società non ha mai avuto contatti con Groupon, soprattutto non ha mai pensato di svendere i biglietti di qualsivoglia settore. Non ne abbiamo bisogno. Con 35mila abbonati e 20mila paganti a partita tocchiamo numeri ben superiori a quelli della Juve che fa il tutto esaurito con 41mila posti. E poi, già da tempo, i possessori della tessera del tifoso possono acquistare i ticket via internet sul sito». Così Susanna Wermelinger, responsabile del settore editoriale dell’Inter, sulla vicenda dei biglietti a prezzi scontati per Inter-Catania, iniziativa che inizialmente si era creduto essere partorita dalla società nerazzurra. Niente di tutto questo, anzi, “non ne abbiamo bisogno”, e con 55mila spettatori di media a partita tutto va a gonfie vele. Peccato che alle statistiche ufficiali si sovrappone l’immagine reale di una qualsiasi partita casalinga dell’Inter, che non sia con Milan o Juve, dove gli spettatori effettivi si attestano sempre sulle 40mila unità. E il paragone con la Juve non ha senso, visto che il Meazza è grande il doppio dello Juventus Stadium, e fare 40mila spettatori a Milano vuol dire avere mezzo stadio vuoto. Nella realtà italiana della fuga dagli stadi, vantarsi di avere più spettatori di tutti è un palliativo senza respiro.

Una vecchia immagine di S.Siro, ancora senza terzo anello

Alla fine degli anni ’90 l’Inter fece 60mila abbonati, nei primi 2000 ci si attestò sui 50000, poi 40mila negli anni degli scudetti, e infine 35mila nelle ultime due stagioni. Il calo è costante, per non parlare degli spettatori paganti, nei confronti dei quali non è mai stata fatta nessuna politica promozionale, e difatti sono ridotti all’osso. Ma davvero sarebbe una così cattiva idea, non dico svendere, ma fare una qualche iniziativa per riportare la gente allo stadio? Ne abbiamo bisogno.

 

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