Ma la svolta non c’è mai stata

L’altro giorno sulla gazzetta dello sport lo zio Bergomi ha espresso il suo stupore per le ultime tre battute d’arresto dell’Inter (Ne approfittiamo per ricordare che dall’anno prossimo probabilmente allenerà una giovanile interista). Dopo la striscia di sei risultati utili consecutivi l’ex capitano dell’Inter si aspettava una squadra in grado di rimontare fino al terzo posto. D’altronde la tesi di Bergomi fin dall’anno scorso è sempre stata che questa rosa è da terzo posto. Sicuramente questa squadra non è così scarsa come Mazzarri vuol far credere nel suo esercizio di maniavantismo, però quei sei risultati utili consecutivi a me non erano parsi frutto di chissà quale svolta. Si cominciò con un ben poco entusiasmante 1-0 al Sassuolo, poi la vittoria a Firenze, sicuramente la partita migliore risolta da Icardi, ma contro una Fiorentina stremata dagli impegni di coppa, priva di Borja Valero e senza una punta centrale dal primo minuto con Gomez e Matri acciaccati in panchina. Di nuovo a S.Siro arriva il tutt’altro che entusiasmante pari con il Cagliari, poi la partita più brutta dell’anno all’Olimpico con la Roma finita a reti bianche, con i giallorossi senza Maicon, Totti, Pjanic in panchina e Gervinho non al meglio. Segue lo striminzito 1-0 al Torino e la vittoria di Verona contro un Hellas alla deriva capace di prendere cinque gol dalla Sampdoria la domenica dopo. Sei partite unite da un comun denominatore: in campo si camminava, tanto che anche Cambiasso è riuscito a fare la sua porca figura. Ma è bastato che arrivassero a S.Siro due squadre fisicamente in forma come Atalanta e Udinese per racimolare un solo punto, seguito dal suicidio di Livorno.

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