Lavori in corso

Qualcosa di più di sensazioni, qualcosa di meno di un giudizio definitivo per la nuova Inter scesa in campo ieri nel ritorno del preliminare di Europa League contro l’Hajduk Spalato. Sconfitta per 2-0, ma la vittoria per 3-0 all’andata ci qualifica. Un’Inter che non dispiace nella prima parte per dinamismo, trame di gioco e pressing, ma regala un rigore all’Hajduk con Samuel in ritardo nell’intervento e in ritardo di preparazione dopo il recupero dall’infortunio. Subito dopo Handanovic chiude lo specchio della porta in uscita, difesa presa d’infilata. In precedenza Zanetti aveva festeggiato i 39 anni che cadono oggi suscitando ovazioni con una serie di discese sulla fascia destra, in buona collaborazione con Jonathan, su una di queste Coutinho aveva preso la traversa.

Stramaccioni schiera un centrocampo a tre con Guarìn e Cambiasso compatti e Zanetti più largo a destra, nella zona offensiva Coutinho parte dalla sinistra, Sneijder dal centrosinistra lasciando spazio agli inserimenti di Guarìn, mentre Milito svaria su tutto l’attacco. In difesa terzini Jonathan e M’Baye, coppia centrale Ranocchia e Samuel.

Sneijder mette davanti alla porta prima Coutinho e poi Milito, ma i due non trovano lo specchio, sono due occasioni macroscopiche, ma Sneijder scambia bene anche con Guarìn, il tiro del colombiano è potentissimo, ma centrale. Ben presto l’Inter passa a quattro con Coutinho che va a fare il quarto di centrocampo.

Nel primo tempo a tratti il centrocampo interista schiaccia quello croato, ma ci sono anche delle amnesie e il contropiede degli ospiti è sempre in agguato. Nella ripresa le cose cambiano, Cambiasso va in apnea, Sneijder tocca meno palloni, Milito è stremato, Guarìn pasticcia un po’ e Handanovic compie la seconda uscita decisiva. Nonostante ciò l’Inter continua a tirare, ma i tiri si fanno deboli o imprecisi. Al 58′ Vukovic si alza il pallone in area e gira di sinistro nel sette, un gol da lasciare a bocca aperta e qualificazione riaperta. Per fortuna l’Hajduk non cambia atteggiamento, continuando a chiudersi a riccio e ripartendo con pochi effettivi. Al 63′ entra Longo al posto di Coutinho, il giovanissimo attaccante va a fare coppia con Milito, Guarìn scala in avanti e così Stramaccioni schiera un 4-1-3-2 con Cambiasso davanti alla difesa. L’Inter sempre più compassata crea comunque occasioni in serie, un salvataggio sulla linea su colpo di testa di Ranocchia, un volo di Blazevic su tiro di Sneijder, il quale mette Longo davanti al portiere all’81’, ma il tiro è sul portiere in uscita. Il finale, allo stremo delle forze, vede l’Inter trascinarsi fino al 93′, alla fine la qualificazione è raggiunta, con qualche fischio dagli eccezionali 45mila di San Siro.

Disattenta in difesa, sciupona e poco lucida in attacco, in debito d’ossigeno a centrocampo, con una cattiva gestione delle forze, nonostante ciò l’Inter non è dispiaciuta, per creatività in attacco, generosità, per la prestazione di alcuni singoli come Zanetti, Sneijder, Handanovic.

Non è un caso che a fine gara Stramaccioni ha dichiarato che la priorità di mercato è un rinforzo a centrocampo, l’allenatore è stato bravo a farne una questione squisitamente numerica, facendo leva sugli infortuni di Stankovic, Obi e Mariga, ma in realtà manca proprio un playmaker che faccia un gioco più limpido a centrocampo e imposti l’azione.

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