L’analisi tattica del derby, incomprensibile la disposizione dei dieci minuti finali

Una squadra in controllo fino a dieci minuti dalla fine, poi il crollo nel finale. Squadra stremata, certo, ma nel finale anche le scelte di Pioli sono sembrate incomprensibili e la squadra è apparsa disordinata in campo: Il tecnico ha tolto Joao Mario per inserire Murillo, ma il problema è che si è creato un buco in fascia sinistra, con Nagatomo lasciato solo tra Delofeu (spostatosi non a caso alla sua destra nel finale) e Suso, con Miranda costretto ad uscire ripetutamente dalla sua zona e a fare di fatto il terzino sinistro. Ma rivediamo come era schierata l’Inter nel finale. Tre difensori centrali (Murillo, Medel e Miranda), un terzino destro (D’ambrosio) e uno sinistro (Nagatomo), due centrocampisti (Gagliardini e Kondogbia), un’ala destra (Candreva, poi Biabiany) e due centravanti, Eder sul centrodestra e Icardi sul centrosinistra: mancava il tornante sinistro, incomprensibile la posizione di Eder, che quantomeno doveva stare sul centrosinistra per rientrare in fascia. Fino a questo cambio di modulo Nagatomo era sempre stato aiutato, ma in questi minuti finali Kondogbia non ce la faceva più e mancava l’esterno alto sinistro (perchè Eder non era lì?). Un errore anche non togliere Kondogbia, zoppicante e piegato su se stesso, invece di Joao Mario, e incomprensibile la posizione di Eder. Nelle intenzioni di Pioli c’era probabilmente la volontà di schierarsi in questi dieci minuti finali con un 3-5-2 per rispondere a specchio al 3-2-5 di Montella, ma con Candreva mezz’ala destra, ma poi come poteva fare questo ruolo Biabiany? (Handanovic; Murillo, Medel, Miranda; D’ambrosio, Candreva, Gagliardini, Kondogbia, Nagatomo; Eder, Icardi). Di fatto era un 5-2-3 con un buco enorme sulla sinistra e Nagatomo lasciato solo, quando il 4-2-3-1/4-4-1-1 aveva funzionato alla perfezione per 80 minuti, con il giapponese sempre aiutato. I due corner dei due gol del Milan nascono da questa situazione tattica.