La vicenda Santon mette in discussione la diversità interista

La vicenda degli insulti e delle minacce a Santon non può che amareggiare. Il terzino nerazzurro è stato costretto a chiudere il suo profilo Instagram dopo Inter-Roma, in seguito alla violenza verbale e virtuale da lui subìta da parte di chi non accettava il suo errore durante la partita. Si trattava purtroppo di tifosi interisti.

Da tempo ho smesso di illudermi che la nostra tifoserìa àbbia più stile ed eleganza delle altre, è bastato farsi un giro sui social network. Ma a dire il vero certe perfomance degli ultras nei decenni passati avevano già messo in seria discussione questa pìa illusione, sulla quale a volte noi interisti tendiamo a cullarci.

Il mito della diversità interista è una teoria che in questi anni ha ricalcato in qualche modo quella diversità di cui parlava Pasolini negli anni ’70 in merito al partito comunista berlingueriano, “un paese nel paese”, un’isola di onestà in un paese corrotto e rozzo, un’idea però crinale per un nuovo settarismo da cui il Pci era faticosamente uscito dopo la guerra e i cupi anni ’30 e anch’essa caduta e picconata dalla storia e dalla dura realtà. La diversità interista è invece seriamente messa in discussione da certi stessi tifosi che imperversano sui social, orfani di figure che invece queste erano realmente diverse: come Facchetti, unico per nobiltà e pienezza d’animo (lui sì non scalfito nemmeno da calunnie e ricostruzioni storiche manipolate), ma anche Prisco, capace di interpretare in maniera originale e diversa la faziosità, reinventata dallo storico dirigente scomparso in chiave ironica in un mondo calcistico dove tutti si prendevano e si prendono sul serio. E ovviamente la famiglia Moratti, troppo frettolosamente liquidata da noi stessi tifosi, ma capace di dare non solo forme, ma contenuti e spessore all’interismo, anche quando non in toto condivisibili. Questa perdita di punti di riferimento, unìta ad una estremizzazione e radicalizzazione dell’ultramourinhismo, cioè della logica del soli contro tutti, del giornalisti tutti indistintamente venduti e servi del sistema, del bunker paranoico, ha prodotto in rete e sulle tv locali un’esplosione del tifo più becero e oltranzista anche nel mondo interista.

Non bisogna però esagerare, perchè il problema in realtà riguarda in larga misura più il funzionamento dei social networks che altro. Se in rete prevalgono i cosidetti haters, che non sono la totalità degli utenti, è perchè i social networks sono organizzati in un certo modo, cioè male. Sui social infatti vige una libertà di espressione illimitata e assoluta perchè queste sono le (non) regole e lo spirito ultraegualitario e narcisistico che i vari Zuckerberg e compagnìa hanno dato a queste piattaforme, che uniscono i lati peggiori dell’uguaglianza con il lati peggiori dell’individualismo. Tutto questo in realtà fa male proprio alla libertà d’espressione, quella vera, non gli insulti, le minacce e la maleducazione, perchè se si permette tutto questo ci sarà qualcuno che inizierà a dire: ma se questa è la libertà d’espressione, allora aboliamola. Invece, per difendere la libertà d’espressione dai suoi nemici, può sembrare un paradosso, bisogna limitarla.

E tornando al nostro mondo nerazzurro, ciò è già iniziato con la vicenda Santon. C’è chi ha iniziato ad associare quello che ha subìto Santon con le normali critiche sportive o il dissenso che liberamente gli interisti possono avere verso questo giocatore o quel dirigente, intimando e dettando la linea. Ma come ha giustamente scovato e fatto notare il giornalista interista Lapo De Carlo, tra gli insultatori di Santon ce ne erano un paio che in passato avevano attaccato lo stesso De Carlo perchè non sosteneva abbastanza l’Inter e ed era troppo critico. Mitomani che si credono proprietari dell’Inter, che accusano gli altri tifosi di scarsa fede e poi a loro piacimento insultano Santon.

Eppure la violenza verbale su internet attualmente non corrisponde ad una diffusione della violenza nella società reale. L’occidente sta vivendo l’epoca più pacifica della sua storia, almeno da un punto di vista interno. Discorso diverso ovviamente è quello delle tensioni mondiali o del terrorismo islamico, ma che è di matrice esterna. Il terrorismo autoctono nato con il ’68 invece è stato sconfitto, mentre nella prima metà del ‘900 l’Europa era stata distrutta dalle violenze squadristiche e dai totalitarismi, lacerata dai conflitti tra le nazioni, in confronto oggi viviamo un’epoca di pace, libertà e prosperità diffusa, in Italia le persone che vivono sotto la soglia di povertà sono secondo i dati ufficiali solo il 10% della popolazione (comprendendo i finti poveri, evasori e malavitosi). Ovviamente non è tutto rose e fiori, ma i nuovi media dipingono una realtà catastrofica, alimentano la rabbia, diffondono fake-news e i media tradizionali tendono ad accodarsi.

Parimenti si può dire della vicenda Santon, la maggior parte della tifoserìa nerazzurra è sana, e si è apertamente dissociata dagli “haters” con tantissimi messaggi sugli stessi social. In fondo basterebbe chiudere i profili di chi insulta e minaccia.