In ritiro con Mazzarri

La voglia di entusiasmarsi tipica di ogni inizio di stagione ha trovato in Mazzarri il catalizzatore per esprimerla. Certo, casi come quello del tifoso che gli urla “sei uno di noi”, dopo manco tre giorni che è arrivato, sono casi limiti e anche un po’ macchiettistici, ma è indubbio che siamo in una sorta di luna di miele tra Mazzarri e i tifosi, che anche quest’anno numerosi hanno seguito la squadra a Pinzolo. E se c’è chi non perderebbe il suo entusiasmo nemmeno se Moratti gli comprasse Lessie come centravanti, risulta un po’ più difficile convincere i milioni di interisti che attendono segnali concreti dopo le ultime due fallimentari stagioni. E qui Mazzarri è stato bravo, volando basso in presentazione, evitando di fare proclami e di agitare la parolina magica scudetto, ma incentrando tutto sul concetto di lavoro. L’impressione è che anche quella parte di tifoseria che non lo vede bene sia disposta a dargli credito, in questo caso non per facile entusiasmo, ma viceversa per il modo serio con cui si è presentato. Sicuramente una grossa spinta gliela hanno data i media che da un mese sviolinano all’unisono le sue capacità di motivatore, di far rendere i propri giocatori, ma sopratutto i suoi allenamenti durissimi, “militari”, ai limiti della punizione espiatoria, proprio quello che il tifoso vuole sentirsi raccontare dopo un’annata così. Se poi sia vero lo vedremo presto, i primi allenamenti sembrano confermarlo, di riflesso aprendo inquietanti interrogativi su come ci si allenava prima. Di certo mai visto un allenatore dell’Inter godere di così buona stampa. Ma va dato atto che Mazzarri è finora l’unico acquisto dell’Inter dotato di un certo carisma, visto che i nuovi arrivati sono tutti o rincalzi o giovani promesse. Non da ultimo il tifoso interista ha capito bene dalle esperienze degli ultimi tre anni che l’allenatore viene spesso lasciato solo e poco sostenuto dalla società, allora il sostegno non glielo fa mancare lui, se non altro per evitare che nello spogliatoio comandino altri e l’allenatore diventi solo un burattino a cui dare tutte le colpe.

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