Il calcio italiano ha bisogno di un rilancio, però gli stadi sono pieni, anche se fatiscenti, il pubblico televisivo c’è 2,8 milioni di telespettatori su Italia uno per l’ultimo match dell’Inter, ci sono anche gli snob che ti dicono che non seguono il calcio ma poi lo seguono di nascosto, quelli che ti dicono che non lo seguono più perchè c’è troppo diabolico business, ma poi lo seguono di nascosto pure loro, cosa manca allora? Ecco un po’ di umili proposte, poi articolate sotto
Foto calciointer.net
Le rose devono essere composte per almeno il 50% da giocatori italiani.
La serie A deve scendere a 18 squadre.
Gli stadi devono poter diventare di proprietà dei club, senza vincoli burocratici.
Almeno quattro partite a giornata devono essere giocate la domenica pomeriggio.
La Rai o qualsiasi tv in chiaro deve poter acquisire i diritti televisivi di almeno una partita a settimana.
Cominciamo dalle rose, lo so, molti di voi sognano il ritorno di un massimo campionato a per lo più tre stranieri in rosa, cosa che ci rese grandi, italiani più il meglio degli stranieri, ricordate? Che bello, accidenti. Ma siamo realistici e pragmatici, oggi i club tricolori hanno circa il 70% di stranieri in organico, unica eccezione l’Inter, che ha molti di più giocatori nostrani nelle sue file neroblue, anche se nessuno lo dice. Cominciamo per iniziare a mettere questo paletto, però, minimo 50-51% di italiani, oriundi esclusi.
Venti squadre in serie A sono insostenibili, via, penso non ci sia nemmeno bisogno di spiegarlo, anche un bambino lo capisce, anzi forse i bambini lo capiscono di più. Lo diciamo da 20 anni tutti noi tifosotti, ma il problema sai qual è? Che in Lega calcio le medio-piccole non voteranno mai a favore di questa riforma, per chiari motivi, allora bisognerà pensare al classico indennizzo, più soldi alla serie B d’altronde, le big di serie A perciò dovranno destinare una quota dei loro ricavi ai club della seconda categoria per valorizzarla. Questa potrebbe anche allargarsi, una mega serie B da 32 squadre, divisa in due gironi da 16, con mega play off finali, o qualcosa del genere, un po’ di zuccherino, ma anche una serie B più allettabile, suvvia.
Lo sapete, siamo rimasti l’unico paese del mondo occidentale dove gli stadi sono ancora di proprietà statale, in cui i club non possono dotarsi di una arena privata dove far vivere la propria comunità, la città e il quartiere sette giorni su sette, esaltare la propria identità e ovviamente fare quei ricavi indispensabili nel calcio di oggi per essere competitivi ad alti livelli, siamo ancora in un paese dove i ricavi economici sono visti come lo sterco del diavolo, ma poi lo Stato è sempre lì a chiedere soldi a chi produce sviluppo e ricchezza.
Basta con lo spezzatino del calendario, lo abbiamo già detto però, il modello inglese e l’american sport business non c’entrano nulla, da loro non esiste lo spezzatino, in Inghilterra quasi tutte le partite si giocano in contemporanea, quindi non credete a chi vi vende specchietti per le allodole e capri espiatori facili, la verità è che sto spezzatino fatto di partite dal venerdì al lunedì esiste solo in Italia e va tolto di mezzo, di corsa. Almeno quattro partite la domenica pomeriggio bisogna fare, anche per ricreare quell’appuntamento settimanale che riavvicini lo sportivo non iperfidelizzato e ricrei quel rituale nazional-popolare, magari forse mettendo la clausola che ci deve essere sempre almeno una tra Juve, Inter e Milan o comunque un big-match nella domenica pomeriggio. Vedremo.
Importante anche inserire almeno una partita in chiaro in Tv, la Rai ha tutti i mezzi economici per farlo, ci mancherebbe, abbiamo regalato miliardi a Fabio Fazio, alla Litizzetto e a tutte le compagnìe di giro, figuriamoci se non ci sono risorse per comprare una partita a settimana, altrimenti si può imporre per decreto legislativo a Sky di trasmettere almeno un match in chiaro su la8, o tutte e due le cose.
Next stop? Marotta ministro dello sport, ovviamente. E chi sennò