I 17 mesi che sconvolsero l’Inter

Un anno e mezzo fa l’Inter veniva acquistata da Suning. Un cambiamento epocale, senza precedenti, un altro ennesimo rivolgimento in un periodo altalenante, instabile, nella storia nerazzurra. Dopo il periodo di basso profilo segnato dalle tensioni tra Thohir e Moratti, la ricchezza personale di Zhang Jindong faceva pensare a grandi progetti per l’Internazionale Milano, ma oggi una linea societaria non tiene più conto della ricchezza personale del proprietario e della sua generosità, come ai tempi di Moratti, ma delle strategie finanziarie, geopolitiche e commerciali su cui si basano. Ad ogni modo nella sua prima estate Suning si è esposta con gli acquisti salatissimi di Joao Mario e Barbosa, condensati da una percentuale monstre per l’intermediario al quale si erano rivolti. Anche questa situazione, con risultati non soddisfacenti, può aver portato il gruppo cinese ad una gestione più oculata nelle successive sessioni di calciomercato, oltre ad altre considerazioni geopolitiche e di fair play finanziario. Intanto, nell’estate 2016, il potere decisionale di Thohir, rimasto come socio di minoranza, era ancora molto forte e si arrivò alla rottura tra il suo braccio destro, Bolingbroke, e l’allenatore Mancini. L’addio a pochi giorni dall’inizio del campionato di Mancini e l’arrivo di un allenatore come De Boer – fortemente voluto dall’indonesiano – che non conosceva ne’ squadra ne’ campionato di serie A, ha generato risultati disastrosi. Nonostante il tecnico olandese si sia comportato in maniera sempre corretta verso tifosi e società, imparando l’italiano in poche settimane e non dicendo mai una parola fuori posto (alimentando i suoi consensi con quella frase, “nessuno è più grande dell’Inter”), il suo dogmatismo e la sua rigidità in termini di idee calcistiche e di gestione dei giocatori hanno portato l’Inter sull’orlo del baratro e attraverso una serie di figuracce europee che hanno indotto la dirigenza italiana a spingere non solo per un esonero, ma anche alla scelta di un tecnico italiano ed esperto di serie A come Pioli, mentre significativamente Bolingbroke veniva licenziato dalla società cinese, con Thohir sconfessato e i dirigenti italiani ascoltati da Suning. Il nuovo allenatore ha portato l’Inter a tre mesi di risultati straordinari, da metà dicembre a metà marzo 2017, culminati nel 7-1 all’Atalanta davanti a sessantamila tifosi in festa. Poi, il crollo, inspiegabile, se non nel fatto che tra marzo e aprile arrivò un pari con il Torino e una sconfitta casalinga con la Sampdoria, tanto bastava per uscire dalla lotta Champions, in una serie A dove ormai si viaggia ai piani alti ad una media punti stratosferica e non ci si può mai fermare (un aspetto tornato d’attualità anche in questa nuova stagione). Si sono fatte molte illazioni su quel crollo, giocatori che avrebbero fatto apposta a perdere quasi tutte le partite nel finale di stagione, perchè, una volta persa la Champions, volevano evitare i preliminari di Europa League, si è parlato di giocatori poco professionali. Sono arrivate le prime, vere, durissime contestazioni a squadra e società, ma la realtà sembra essere un’altra. La perdita di autostima, la mancanza di leaders nello spogliatoio, la giovane età della squadra, la sfiducia possono aver portato ad un finale di campionato del genere. Prima di Spalletti, anche allenatori come Mancini e Pioli hanno parlato di un gruppo esemplare dal punto di vista professionale, mentre le cronache mondane non registrano nessuna presenza di notti brave o cose simili (se non qualche bizza di Brozovic, ma poca cosa) che tanto in passato avevano fatto parlare all’Inter. Anche Spalletti parla sempre di “professionisti”, nel frattempo le cose in questa nuova stagione sono iniziate meglio di quanto si potesse immaginare, lo stesso Spalletti durante l’estate aveva denotato una certa inquietudine e alla fine aveva definito il mercato”normale”. Invece sono arrivate nove vittorie e due pareggi, non tutte brillanti, l’inizio è stato sofferto, ma a Napoli l’Inter ha giocato con maturità e con la Sampdoria sono arrivati 60 minuti di calcio spettacolo. Ma ora c’è da scrivere un altro capitolo, mentre incombono le sfide con Torino, Atalanta e Juventus.