Contenti di essere primi, ma senza ipocrisie e buonismi

E’ andata anche la quarta, che poi ne mancano 34. Contenti di essere primi, ma chi si esalta per un primo posto alla quarta giornata forse non ha imparato nulla dalle ultime stagioni e sopratutto ha poco di quello che è il Dna nerazzurro. Un interista non si esalta per un primo posto alla quarta giornata, ne è contento certo, ma consapevole che a Roma la vittoria è stata rocambolesca, che con la Spal si è sofferto e oggi a Crotone si è giocato male, ma sopratutto siamo alla quarta giornata e siamo l’Inter. Certo, non può essere tutto addebitato alla fortuna o al caso, evidentemente ci sono dei valori, una solidità mentale, come ha detto Spalletti, ma sarebbe ridicolo dare fiato alle trombe per quattro vittorie, Ranieri ne ha fatte sette di fila, Stramaccioni ne ha fatte otto, Mancini era primo a natale, Pioli ha fatto tre mesi devastanti, e allora? Ma l’ipocrisia buonista tutta italiana è quella di esaltare chi ha fatto goal, non valutando la prestazione. Non stiamo parlando di Perisic, eccezionale anche oggi, è vero, ma di Skriniar, che è stato fantastico nelle precedenti partite, ma oggi, come tutta la squadra, tranne il croato sopracitato e Handanovic, era in netta difficoltà per almeno 65 minuti. Ma ha segnato. E allora eroe. Peccato che in fase d’impostazione era un bradipo, che ha perso una palla rovinosa davanti all’area ed è andato in crisi in un’altra circostanza con una postura del corpo sbagliatissima. Rimane un bravissimo giocatore, che è piaciuto tantissimo nelle prime tre partite, ma oggi lo si esalta solo perchè ha segnato. Ipocrisia italiana. Manteniamo la calma, sereni per le quattro vittorie, non per un primo posto che alla quarta giornata ti esalti se sei un tifoso del Sassuolo, con tutto il rispetto, consapevoli che alle prossime ci vorrà ben altro e non può sempre andar bene, ma si può crescere. L’impressione è che al di là della grande organizzazione di gioco e difensiva che accomuna tutte e venti le squadre di serie A, ormai ci sia un tale divario che vincere contro le medie piccole diventa un obbligo. Il campionato, però, si fa negli scontri diretti, quindi bravi già a battere la Roma, ma ora tre vittorie con Bologna, Genoa e Benevento e poi sotto con le big. Discorso a parte sul campionato italiano, ancora troppe interruzioni, gioco poco fluido, ieri Bournemouth-Brighton, bassa classifica di Premier, squadre che giocano a due tocchi, ritmo, nessuna interruzione. Sul piano tecnico non siamo così distanti, ma il calcio italiano non ha ritmo e vive di perdite di tempo. Dobbiamo crescere.