Chivu in conferenza spiega la situazione di Enrique e Diouf e su Conte…

Chivu parla prima di Napoli-Inter

Negli anni passati, sulla scia delle scintillanti conferenze di Mourinho per cui – diciamo la verità – tutti impazzivamo, su questo blog allora in seguito seguivamo tutti gli incontri con la stampa dei nostri successivi allenatori. Ne vennero fuori altresì ed a dire il vero dei pezzi di comicità involontaria, parlando di Mazzarri e delle sue disquisizioni sulla pioggia e sul 3-5-2 inventato a suo dire da lui, ma almeno il Mazza era simpatico, tanto quanto a disagio a dover emulare Mourinho. Poi però dovemmo subire le prediche pontificanti di Spalletti, lui invece molto a suo agio, eravamo di fronte a dei comizi castristi che duravano ore come nella migliore tradizione cubana conditi da sorrisetti di commiserazione verso i malcapitati giornalisti che con uno stipendio che era quello che era dovevano farsi umiliare dal contadino filosofo miliardario di Certaldo, infine arrivò Inzaghi e dobbiamo dire tagliò la testa al toro, fantastiche conferenze medioevali che non davano nulla alla platea come alfine era giusto che fosse, arrivati a questo punto dove eravamo. Spazio al campo quindi, era la logica. Bene.

Chivu invece in questo ci sta stupendo, sì anche in questo. Qualche risposta piccantina la dà ma senza umiliare l’interlocutore e senza dilungarsi, qualche sano medioevalismo lo fa ma senza celare, oggi per esempio ha ammesso candidamente e pubblicamente che Luis Enrique e Diouf non sono pronti per il calcio italiano, da un punto di vista mentale, non tecnico, ma verrà il loro momento, ha assicurato. Ha anche evitato – il nostro – ogni polemica con Conte a chi gli chiedeva se qualche senatore nerazzurro avesse qualche voglia di rivalsa verso l’ex tecnico interista. Domanda un po’ datata a dirla tutta, come ha sottolineato il rumeno, ma è anche vero che in effetti il tecnico salentino dopo una sconfitta in Champions ai tempi dell’Inter disse ma dove vogliamo andare con Barella…

Sul calcio italiano è sulla nostra stessa lunghezza d’onda, pochi gol? In Italia si guarda anche alla fase difensiva, ci si adatta alla squadra avversaria, c’è la tattica, è il nostro calcio, spiega. Sulle partite in Australia? Guardiamo al lato positivo, discutibili certo ma senza lamentarsi sempre, dice il sempre nostro allenatore.

Da questo punto di vista dico io perchè non pensare ad un interscambio, perchè infatti non pensare ad una partita all’anno dell’Inter in America, in cambio e in contemporanea una squadra di Football americano gioca a Milano la sua partita. Perchè no? Non male come idea. Nessun s’offenda.