Chiaramente confusi

Moratti ha rilasciato un’intervista a Tuttosport dove finalmente è stata fatta chiarezza su molti aspetti. Ora possiamo chiaramente dire che grande è la confusione nel mondo nerazzurro. Sulla linea tecnica il presidente ha chiarito che all’indomani del Triplete si è preferito continuare con dei “campioni appagati” piuttosto che ricominciare un nuovo ciclo con dei giovani, che avrebbero necessitato di tre anni prima di cominciare a vincere. Peccato che non si è vinto più nulla comunque e che un pezzo alla volta i campioni del triplete siano stati venduti, almeno la metà di loro (quelli che avevano mercato). Col senno di poi tanto valeva arrivare settimi mettendo le basi per un nuovo ciclo, invece che logorarsi in una transizione senza fine. Che per essere una transizione pare essere un po’ troppo immobile. Comunque all’indomani del Triplete poteva essere comprensibile il voler continuare con gli stessi uomini, ma quello che è incomprensibile è il non correggere la rotta quando ormai appare chiaro che non funziona. Sentiamo invece di Zanetti che giocherà un altro anno, Cambiasso e Samuel che rinnoveranno, Milito che tornerà più forte di prima.
Capitolo stadio, Moratti cerca un socio di minoranza per costruirlo, si capisce che i cinesi sono andati. Ma ammette anche di essere stato tentato di vendere l’Inter, facendo anche le valutazioni del caso con una banca. Anche qui mi sembra un messaggio alquanto ambiguo, quasi un invito ai soci entranti a prendersi tutta la società in un secondo momento. Sembra quasi che Moratti stia cercando di crearsi i presupposti per un’uscita di scena in grande stile, lasciando in dono lo stadio di proprietà.

P.s. Tra tante affermazioni contradditorie Moratti ammette candidamente di aver preso Kovacic solo per rispondere all’arrivo di Balotelli al Milan. Nemmeno questo è un buon segnale, per chi sperava nel primo di una serie d’investimenti su giocatori giovani.

2 commenti su “Chiaramente confusi

  1. E’ la conferma di quanto avevamo ipotizzato in precedenza: senquenza di atti e fatti in riguardo agli eventuali acquisti e pianificazioni varie annunciate che non hanno mai trovato conferma se non fallimenti continui. Verrebbe da pensare: quasi sempre pilotati. Tempo fa, scrissi che la base dei tifosi avrebbe dovuto ribellarsi con una contestazione civilmente forte. Il gioco delle responsabilità scaricando tutto sull’allenatore di turno non è da Inter. Non possiamo ridurci allo stesso livello di una gestione che culturalmente potremmo definire: Zamparinante. Mi si perdoni il neologismo ma l’Inter e la sua storia, cui più volte ho fatto cenno, non puo’ meritare certi “declivi”. Anche perchè, una società sportiva, soprattutto per i giovani, è punto referenziale di comportamenti civili e sociali culturalmente educativi. E l’Inter, non puo’ veicolare considerazioni distorte e fallaci. Strama è un ragazzo che, seppur alle prime armi, ha saputo dimostrare negli scontri diretti con le grandi, di avere idee abbastanza chiare e di saper raddrizzare la “baracca” partita in corso. Tra l’altro, dopo la vittoria a Torino con la Juve, al di là degli infortuni, l’Inter ha subito una serie di “infortuni” arbitrali alquanto discutibili. Questo è normale che non ci deve formalizzare trovando alibi; ma è, comunque, una constatazione che deve essere fatta. Poi, l’impressione è che, a volte, Strama, sia stato lasciato in balia dello spogliatoio: uno spogliatoio pieno di “vecchi” volponi e che, secondo me, non è facile gestire. Ma il “nostro”, si è dimostrato all’altezza. Un lavoro immane che lo sta formando alla grande, nonostante un giornalismo video e stampa sempre pronto a minimizzarlo: spesso roso dall’invidia e dalla gelosia. A Moratti tutti noi tifosi vogliamo un monte di bene ma se il progetto è di lasciar l’Inter, che almeno lo faccia alla grande: ponendo basi positive all’eventuale successore.
    Quello che dispiace, è che, con più accortezza, l’Inter avrebbe potuto, dopo il 2010, vincere minimo un altro scudetto: anche perseguendo il fair play finanziario. Ma c’è stata molta superficialità e poca scaltrezza. Anche quest’anno, nel momento in cui eravamo ad un punto della Juve, si è creato il caso Sneijder, destabilizzando l’ambiente; fatto che si è aggiunto ad altri fattori, come infortuni ed arbitraggi. Il problema Sneijder andava risolto già in estate; ma questo è l’ennesimo esempio di una gestione da “principianti”. Speriamo in meglio per il futuro!

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