Calciointer news, tamponi e date per la ripresa

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conte urlo

Il calcio italiano riparte? Secondo l’ultima piroetta del governo sì, ma al primo positivo al covid si ferma tutto. Semplicemente delirante. Mentre in tutta Europa tranne in Francia si ricomincia, in Italia siamo al pressapochismo più totale.

Ma vediamo le ultime, l’esecutivo vorrebbe mettere tutta la responsabilità sui medici sociali delle squadre, che ovviamente e giustamente non ci stanno a fare i capri espiatori.

Lunedì dovrebbero riprendere gli allenamenti collettivi, giocatori in clausura e in ritiro fino alla fine della stagione ma a quanto pare le norme sono troppo rigide, non ci sono abbastanza stanze e spazi nelle strutture sportive per distanziare i giocatori. In corso allora l’ennesima riunione e confronto, la data della ripresa del campionato dovrebbe essere il 13 giugno.

Molti gruppi ultras si schierano contro la ripresa del campionato. Una presa di posizione giustificata dal fatto che il paese è fermo e in emergenza quindi sarebbe immorale giocare a calcio. Per fortuna invece le attività produttive riprenderanno quasi tutte lunedì 18 maggio e non si capisce perchè il calcio, un’ industria come le altre da decine di migliaia di lavoratori a bassi salari non debba riprendere. Per fare un dispetto al calciatore miliardario? O forse perchè si giocherebbe a porte chiuse e quindi gli ultras perderebbero quel protagonismo egocentrico e quei introiti da merchaindaising e biglietti, non potendo partecipare allo spettacolo? Ben venga invece una partita in tv, per dare due ore di distrazione ai malati negli ospedali, per far vedere per l’ultima volta la propria squadra a chi sta morendo con buona pace di chi si crede sempre tifoso più tifoso degli altri e padrone del calcio.

Scusate se sconfiniamo nella politica, non vorremmo mai su questo sito, ma è questo governo totalitario e “venezuelano” che sta sconfinando nel calcio e non il contrario. Il nostro è un discorso sociale ed economico, non politico. Il paese allo stremo, parrucchieri, piccoli negozianti, ristoranti, piccole imprese rischiano di finire in mano all’usura mafiosa se non si riapre. In tutti i paesi si sta riaprendo, giustamente con le dovute cautele, ma chi non ha agito per tempo in gennaio-febbraio quando bisognava lanciare l’allarme e intervenire tacciando di razzismo chi lanciava l’allarme, ora sta terrorizzando la popolazione quando invece e al contrario è tempo di riaprire per non mandare sul lastrico milioni di italiani.